La storia

Il Fiat C. R. 42 Falco, l'ultimo biplano da caccia della Regia Aeronautica, fu paradossalmente anche l'aereo da combattimento costruito in maggior quantità in assoluto dall'industria italiana nel corso del conflitto. Ben 1. 781 esemplari di questo agile e robusto velivolo lasciarono infatti le linee di montaggio nel corso di una produzione che, dal febbraio del 1939 al giugno del 1943, andò avanti ininterrotta nonostante la presenza (e l'indubbia necessità) di macchine più moderne e competitive, come i Fiat G. 50 e Macchi M. C. 200 e 202.

Nato in un periodo in cui la formula monoplana si era già decisamente imposta a quella biplana (soprattutto con le eccellenti realizzazioni dell'industria britannica e di quella tedesca), il C. R. 42 fu il più evidente prodotto di un errore di valutazione indotto negli alti comandi militari dalle esperienze operative della guerra di Spagna. Tra i vari aerei che l'Italia aveva inviato a fianco della Legione Condor tedesca c'era stato infatti un altro caccia biplano, il Fiat C. R. 32, una macchina agilissima e dotata di buone doti di armamento e di velocità, che aveva dato eccellente prova di sé, al punto da entusiasmare i tecnici e gli strateghi. In sostanza, proprio da queste esperienze nacque la convinzione che in un aereo da combattimento dovessero essere esaltate le doti di leggerezza e di maneggevolezza, ritenute ideali per il confronto a distanza ravvicinata, a discapito di altre caratteristiche, quali la velocità, la robustezza e la potenza di fuoco.

Il C. R. 42 (battezzato Falco) fu dunque sviluppato in questa logica, nell'intento di migliorare ancora le caratteristiche del suo diretto predecessore. E il progettista fu lo stesso Celestino Rosatelli, il tecnico che nel 1933 aveva dato vita al modello 32. Rosatelli conservò l'impostazione generale di questo aereo, soprattutto per ciò che riguardava l'ala di tipo sesquiplano, e ne modificò la struttura in modo che fosse idonea ad accogliere un motore radiale (ritenuto più sicuro e affidabile) invece che in linea. Questo passaggio venne attuato attraverso la realizzazione di due modelli sperimentali, denominati rispettivamente C. R. 40 e C. R. 41, e il nuovo prototipo volò per la prima volta il 23 maggio del 1938.

Il C. R. 42 dette subito risultati assai soddisfacenti e fu immediatamente messo in produzione sulla base di un ordinativo iniziale di 200 esemplari, il primo dei quali lasciò le linee di montaggio nel febbraio del 1939. L'aereo aveva struttura interamente metallica e rivestimento misto in tela e alluminio; il carrello era fisso e completamente carenato, il posto di pilotaggio era scoperto e godeva di una buona visibilità grazie alla "pulizia" delle controventature alari. La propulsione era affidata a un radiale Fiat A. 74 RC38 da 840 hp, mentre l'armamento consisteva in due mitragliatrici fisse da 12, 7 mm installate a prua e sincronizzate per sparare attraverso l'elica. Questa era tripala metallica a passo variabile.

Il primo reparto italiano a riequipaggiarsi con il nuovo caccia fu il 53° Stormo basato a Caselle, nel maggio del 1939 e, all'atto della entrata in guerra dell'Italia, i C. R. 42 in servizio erano 272. Il mese di giugno del 1940 segnò l'inizio di una lunga attività, che andò avanti su tutti i fronti ininterrottamente fino alla conclusione delle ostilità: nel settembre del 1943 i C. R. 42 rimasti erano appena 113, dei quali 64 operativi. L'impiego più massiccio si ebbe nel teatro del Mediterraneo e particolarmente in Africa; successivamente, con l'arrivo degli aerei della nuova generazione, il Falco fu relegato a ruoli meno impegnativi, quali la scorta, la ricognizione, l'attacco al suolo e la caccia nutturna.

Il C. R. 42 riscosse un buon successo di esportazione e venne richiesto dal Belgio (40 esemplari), dall'Ungheria (68) e dalla Svezia (72 aerei).

 

 

Paolo Matricardi- Guida agli aeroplani di tutto il mondo, Vol.3 - Mondadori Editore