La storia

La prima generazione di caccia messi in linea dalla Regia Aeronautica durante il conflitto ebbe nel Macchi M. C. 200 Saetta il migliore esponente. Ma l'importanza di questo agile e robusto monoplano andò ben oltre i suoi meriti come macchina da combattimento. Progettato da Mario Castoldi -il tecnico che realizzò una fortunata serie di idrocorsa all'epoca della Coppa Schneider e, in particolare, il prestigioso M. C. 72 detentore del primato mondiale di velocità per la categoria- il Saetta rappresentò anche il capostipite di quella che è considerata la più importante famiglia di caccia italiana della seconda guerra mondiale. Al tipo 200, infatti, seguirono il modello 202 Folgore e il 205 Veltro, aerei che si imposero tra i migliori in assoluto del conflitto e riportarono (sia pure con ritardo) la produzione aeronautica italiana al livello di totale competitività con quella internazionale.

Il progetto venne avviato nel 1935, ma dovette attendere quasi due anni per assumere la configurazione finale. Il prototipo definitivo del Saetta volò infatti il 24 dicembre del 1937 e affrontò nei mesi successivi una laboriosa fase di messa a punto, indispensabile per correggere fenomeni di instabilità registrati nel ciclo di collaudi. Nel suo studio Mario Castoldi si era servito moltissimo delle esperienze acquisite con la realizzazione degli idrocorsa da competizione. Soprattutto per ciò che riguardava le soluzioni di tipo aerodinamico. Nel modello 200 il progettista riuscì infatti a combinare la massiccia sezione frontale del propulsore radiale (un Fiat A. 74 RC 38 da 870 hp al decollo e 840 in quota) con una fusoliera snella e di dimensioni ridotte. Quanto all'ala e ai piani di coda, la dimostrazione della loro validità strutturale e aerodinamica fu data dal fatto che queste componenti rimasero praticamente immutate nel corso della evoluzione che dette vita ai tipi 202 e 205, macchine caratterizzate da prestazioni molto più elevate e da potenze installate sensibilmente superiori a quelle del Saetta.

Nel corso delle prove di valutazione il Macchi M. C. 200 si rivelò robusto, molto maneggevole e dotato di una buona velocità di salita. Unici nei, la velocità massima non particolarmente elevata e l'armamento, limitato (secondo gli standard del periodo) a due mitragliatrici da 12, 7 mm sincronizzate per sparare attraverso l'elica. Il caccia risultò vincitore del concorso indetto nel 1938 dalla Regia Aeronautica e venne ordinato in grande serie: la produzione andò avanti dal giugno 1939 fino al luglio del 1942 e totalizzò i 1. 151 esemplari complessivi, 345 dei quali costruiti dalla Macchi e gli altri dalla Breda e dalla SAI Ambrosini.

I primi esemplari di serie lasciarono le catene di montaggio nella estate del 1939 e, allo scoppio delle ostilità, 144 velivoli erano in servizio presso i reparti da caccia. La piena efficienza operativa del Macchi M. C. 200, comunque, fu raggiunta solo verso la fine del 1940, dopo modifiche al profilo alare effettuate allo scopo di eliminare definitivamente i fenomeni di autorotazione ancora presenti e la abolizione del tettuccio scorrevole, che rendeva difficoltosa l'uscita del pilota in condizioni di emergenza.

Il Saetta rimase il caccia di prima linea della Regia Aeronautica per tutto il 1941, rimpiazzato solo dalla comparsa del suo più avanzato successore M. C. 202, e venne impiegato praticamente su tutti i fronti, con unica eccezione quello della Manica. In seguito, venne gradualmente ritirato dai settori più avanzati e continuò a servire come cacciabombardiere (in questo ruolo poteva trasportare fino a 300 kg di bombe in attacchi subalari) , come caccia di scorta e come intercettore. All'armistizio del settembre 1943 ne erano in servizio ancora 52 esemplari, la maggior parte dei quali (23) vennero impiegati dall'Aeronautica cobelligerante, altri 8 andarono in forza all'Aeronautica della Repubblica Sociale Italiana. In entrambi i casi gli aerei servirono come addestratori. Alcuni Saetta, infine, riuscirono a sopravvivere al conflitto e vennero radiati nel 1947.



 

 

Paolo Matricardi- Guida agli aeroplani di tutto il mondo, Vol.3 - Mondadori Editore